Giornata Internazionale dello Yoga: tra spiritualità, politica e consumismo
Il 21 giugno si celebra la Giornata Internazionale dello Yoga, istituita nel 2014 su proposta del primo ministro indiano Narendra Modi e approvata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’evento si propone come un momento universale per promuovere i benefici dello yoga. Ma è davvero così neutrale e “globale” come appare?
Diana Corica
6/6/20252 min read


Le radici dello yoga: oltre il fitness
Uno dei significati attribuiti allo yoga è la connessione, o meglio unione dell’individuo con il divino, intesa come fusione della coscienza personale con la realtà ultima. La parola stessa "yoga" proviene dalla radice sanscrita "yuj", che significa "unire", "giungere" o "soggiogare". Storicamente, comprende otto stadi (ashtanga yoga), che includono principi etici, asana (pratica fisica), pranayama (tecniche di respirazione) e meditazione. Tuttavia, nel tempo, in particolare in Occidente, è stato sempre più ridotto a una forma di fitness e benessere, spesso scollegata dalla sua filosofia profonda.
21 giugno: una data non neutrale
La scelta del 21 giugno non è casuale: è il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno nell’emisfero nord, ma è anche legato alla figura del dio Shiva, considerato secondo la tradizione induista il primo yogi (Adi Yogi). In questo senso, la data rafforza l’idea di uno yoga “hinducentrico”, anziché realmente universale o pluralista.
Inoltre, l’enfasi su una pratica collettiva, sincronizzata, con tappetini ordinati e posture uniformate, proposta in piazze, stadi e contesti istituzionali, rischia di svuotare la pratica della sua dimensione soggettiva, trasformandola in uno spettacolo simbolico a uso politico e mediatico.
Soft power e identità nazionale
Per il governo indiano, lo yoga rappresenta anche un potente strumento di soft power. Gli eventi globali del 21 giugno veicolano un'immagine dell’India come patria spirituale e moralmente elevata, ma si inseriscono anche nella strategia del nazionalismo culturale hindutva promosso da Modi e dal suo partito BJP (Bharatiya Janata Party, partito nazionalista e conservatore).
Questa narrativa esclude spesso le minoranze religiose (come musulmani, cristiani indiani e altri gruppi religiosi) che non si identificano con lo yoga come parte della loro tradizione.
Come sottolineato da varie voci critiche, lo yoga in questo contesto diventa un’“arma gentile” con cui consolidare un’identità collettiva indù, disciplinata, in armonia apparente, ma non necessariamente inclusiva.
L’Occidente: yoga e consumo
Parallelamente, in Occidente, lo yoga è stato trasformato in un prodotto di largo consumo. La sua versione “pop” è ormai onnipresente: corsi intensivi per diventare insegnanti in poche settimane, eventi sponsorizzati da brand sportivi, estetica instagrammabile, spiritualità prêt-à-porter. In questo processo, la pratica è stata spesso depoliticizzata e despiritualizzata per diventare vendibile e neutrale, perdendo il suo potenziale trasformativo e di empowerment.
Ritrovare l’essenza dello yoga
Ritornare all'essenza dello yoga significa per me interrogarsi sul modo in cui lo pratichiamo e lo trasmettiamo. Come insegnanti, praticanti, studiosi o semplici curiosi, possiamo scegliere di rifiutare narrazioni semplificate e riscoprire lo yoga come via di trasformazione interiore, impegno etico e spiritualità in azione.
Nel celebrare giornate simboliche come il 21 giugno, potremmo iniziare con un piccolo ma importante passo: riconoscere il rischio di appropriazione culturale, senza però cadere né nel moralismo né nell'autocensura. Si tratta piuttosto di coltivare un atteggiamento rispettoso e informato, in dialogo con la cultura da cui lo yoga proviene. Anche i gesti più semplici, come il saluto “Namaste”, possono essere ripensati con maggiore consapevolezza: in India, difficilmente è usato nella vita quotidiana, e significa letteralmente “mi inchino al divino che è in te”. Forse, in certe situazioni, un sincero “grazie” potrebbe bastare. L’autenticità, dopotutto, non si misura nei simboli esteriori, ma nell'intenzione con cui pratichiamo e ci relazioniamo.
Fonti e approfondimenti:
• Andrea R. Jain, Selling Yoga: From Counterculture to Pop Culture, Oxford University Press.
• Mark Singleton, Yoga Body: The Origins of Modern Posture Practice, Oxford University Press.
Immagine creata usando la piattaforma AI "Gemini"